Origini del Tae Kwon Do - Taekwondo

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Origini

                                          Le origini del Taekwondo si fanno risalire a circa 2000 anni fa, quando l’attuale Corea era divisa in tre regni. Il più piccolo di essi, SILLA, sviluppò e perfezionò un sistema di difesa e attacco che contribuì molto alle vicende storico militari del regno. Anche negli altri regni si diffusero man mano diversi sistemi di combattimento di cui restano ampie tracce in affreschi e pitture murali rinvenute nelle tombe risalenti ai primi secoli dopo Cristo. Dopo l’unificazione in un solo regno, l’arte del combattimento, che nelle diverse epoche assunse diversi nomi (SUBAK, TAEKKYON, HWARANGDO ecc.), si evolse e diffuse tra la popolazione, diventando molto popolare tra gli usi e costumi locali e nell’addestramento militare. Sotto l’occupazione giapponese questa arte subì un momentaneo appannamento per il predominio e l’imposizione della cultura del Giappone, ma dopo la liberazione le diverse scuole di combattimento ripresero vigore e negli anni cinquanta si unificarono prendendo il nome definitivo di Taekwondo. Il taekwondo divenne Sport Nazionale (fu inserito nei Giochi Nazionali Coreani fin dall’inizio dei ’60) e contemporaneamente iniziò a diffondersi nel mondo, distinguendosi dalle altre discipline per la particolare efficacia, dinamismo e spettacolarità delle sue tecniche di gamba (calci circolari ed in volo, calci multipli).
Diffuso in tutti i continenti (160 le nazioni affiliate alla World Taekwondo Federation, 46 in Europa, 50 milioni i praticanti), il Taekwondo è stato ammesso inizialmente come sport dimostrativo ai Giochi Olimpici di Seoul ’88 e Barcellona ’92, per poi essere inserito come sport olimpico ufficiale dalle Olimpiadi di Sidney 2000. Gli atleti, divisi per sesso, età e categorie di peso (otto), indossano la tradizionale divisa bianca (dobok) con cintura, sono muniti di protezioni (casco e corpetto) e si affrontano su un quadrato di 12m x 12m. I colpi validi per il punteggio possono essere diretti solo sul tronco o al volto dell’avversario usando il piede; usando il pugno il solo bersaglio valido è il tronco. Il combattimento, della durata di tre riprese di tre minuti ciascuna con 60″ di intervallo, è diretto da un arbitro centrale coadiuvato da tre giudici d’angolo. Dai punti validi si sottraggono le eventuali penalizzazioni per tecniche proibite (spingere, colpire il viso col pugno, colpire col ginocchio, atterrare l’avversario ecc.). L’incontro di Taekwondo, oltre che con la vittoria ai punti, può concludersi per abbandono, squalifica, K.O., intervento arbitrale.

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